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Sai cosa racconta la tua T-shirt? Perché scegliere il cotone Fairtrade

di rén collective

Di Lorenza Vacchetto

Art. 39/2022 – Responsabile editoriale: Lorenza Vacchetto


Sin da piccoli siamo abituati a pensare al cotone come ad un prodotto sano, morbido e sicuro sulla pelle.
Le t-shirt, ad esempio, sono uno dei capisaldi del guardaroba di tutti noi, simbolo di uno stile pratico, casual, spesso griffate da grandi marchi per comunicare messaggi e identità. Ma che cosa raccontano in termini etici, sociali e ambientali?


Parliamo innanzitutto di una fibra cruciale per lo sviluppo delle economie di numerosi Paesi. Il
cotone, infatti, è la materia prima non-food più rilevante al mondo: ancora oggi rappresenta circa l’80% della produzione globale di fibre naturali. 

Non solo. I destini di milioni di persone sono appesi ad un filo di cotone. Contadini che lo coltivano, lo raccolgono e lo producono per l’industria tessile che lo utilizza ancora per circa il 40% della produzione globale.

Tra tutte le fibre il cotone viene spesso additato come non sostenibile proprio perché la coltivazione intensiva ha una grossa impronta ambientale. Inoltre, l’impiego pesante di chimica nel settore agricolo riduce la fertilità nei suoli, la biodiversità, genera inquinamento della falde acquifere con effetti significativi per l’ambiente e la salute delle persone, anche bambini lavoratori. È evidente che non è solo un problema ambientale quello che si annida tra le fibre del cotone convenzionale e lungo la sua filiera.

Eppure c’è un’alternativa: il cotone Fairtrade è irrigato principalmente mediante le piogge o tramite la raccolta delle acque piovane. Per non mettere a rischio le risorse idriche, di cui si servono anche le comunità, Fairtrade ha un regolamento molto stringente per lo stoccaggio e l’impiego di agrochimici, a tutela sia dell’ambiente che della salute dei lavoratori. Inoltre, vi è una lista in continuo aggiornamento sulle sostanze proibite, tra cui il glifosato, che deve essere escluso dalle coltivazioni Fairtrade entro il 2022.

La mission di Fairtrade è quella di cambiare le regole del commercio tradizionale per migliorare le condizioni di vita degli agricoltori più svantaggiati, mettendoli in connessione con imprese responsabili e utenti finali consapevoli.

Come lo fa?

  • Il compratore deve pagare il Prezzo Minimo, stabilito da Fairtrade e calcolato in modo da coprire i costi medi di una produzione sostenibile, che funge da rete di salvataggio quando il prezzo di mercato crolla;
  • Le associazioni dei produttori possono contare su contratti di pre-finanziamento e sul Premio Fairtrade, una somma aggiuntiva che ciascuna organizzazione decide in maniera democratica come investire: miglioramenti strutturali e organizzativi della cooperativa stessa, formazione ai soci, servizi educativi e sanitari.
  • Il lavoro minorile è proibito e viene prestata particolare attenzione alle donne (punto 5 nel quadro degli SDGs). Attraverso Fairtrade, migliaia di coltivatori di cotone hanno subito migliorato le loro vite. Le cooperative di cotone si sono organizzate meglio, i contadini sono diventati più produttivi e le donne hanno cominciato a guadagnare quanto gli uomini.

Quando pensiamo a Fairtrade immaginiamo soprattutto persone: agricoltori che, nonostante le fatiche di un lavoro duro e pieno di incertezze, possono contare su maggiori entrate e sulla possibilità di realizzare i progetti delle loro comunità. Ma non è tutto: oltre agli aspetti economici e sociali, Fairtrade ha molto a cuore anche gli aspetti ambientali.

Ci sono milioni di uomini e donne, principalmente in Asia e in Africa, che dipendono dal cotone per la loro vita e quella delle loro famiglie, e che devono affrontare quotidianamente molte sfide: gli elevati costi di produzione (per pesticidi, fertilizzanti e semi OGM), il cambiamento climatico, il mercato viziato da sussidi e dazi, i prezzi sempre più bassi della fast fashion.

Fattori che danno luogo a un circolo vizioso di povertà, fatto di grandi fatiche e guadagni insufficienti a garantire una vita dignitosa.

Il cotone Fairtrade offre un’alternativa sostenibile sia per questi agricoltori che per l’ambiente:

  • I piccoli produttori imparano le migliori tecniche per minimizzare l’uso di acqua e pesticidi.

Fairtrade richiede agli agricoltori di tutelare le aree naturali con vegetazione vergine o protetta: non è possibile disboscare foreste per piantare il cotone Fairtrade. Lo sfruttamento dei terreni per le coltivazioni intensive di cotone e le pessime condizioni di lavoro di chi lo produce non possono più essere la prassi.

  • Gli OGM sono proibiti

Ad oggi, la grandissima parte delle sementi di cotone è OGM: una percentuale che va dal 75% al 90%, in base alla nazione. In India, è all’80% circa. Avere sementi OGM significa per il contadino dover acquistare ogni anno le sementi nuove – gli OGM sono sterili – e i relativi agro chimici presso grandi gruppi industriali.

Questi sono investimenti molto dispendiosi per i contadini, sempre soggetti all’incertezza meteorologica e a possibili epidemie. Inoltre, le promesse di maggiore resa e minor uso d’insetticidi, si sono esaurite nell’arco di pochi anni, creando un gioco d’indebitamento anno dopo anno. In India, all’inizio degli anni 2000, si è parlato di una vera e propria “suicide wave” tra i contadini di cotone.

Ecco perché Fairtrade non accetta la coltivazione da sementi OGM e promuove buone pratiche agricole come la lotta integrata e la produzione e l’impiego del compost come fertilizzante, così il suolo rimane ricco di sostanze nutrienti e non serve integrarlo con elementi di sintesi.

Grazie a fondi richiesti a Fairtrade, i contadini soci possono ora usufruire di sementi non ogm appositamente selezionate per resistenza e lunghezza della fibra. Si tratta di un lavoro lunghissimo: per avere una nuova varietà sono necessari 7/8 anni di selezione delle sementi, l’impollinazione viene fatta a mano, fiore per fiore, quando ancora sono chiusi e deve essere tracciato ogni incrocio al fine di selezionare il prodotto migliore.

Ci avevi mai pensato che dietro ad una T-shirt da pochi euro, ci potesse essere dietro un lavoro così minuzioso?


Fairtrade, quindi, può migliorare la situazione?

Fairtrade lavora con i più piccoli produttori in Asia e Africa e li aiuta a costruire organizzazioni forti e indipendenti. È importante perché i contadini possono fare di più insieme, lavorando in gruppo e contrattando con gli intermediari o supportando le loro comunità.

Il Programma Fairtrade per il cotone ha sviluppato nuove interessanti opportunità commerciali e ha aperto nuove possibilità di accesso per molti contadini a condizioni Fairtrade. Il nuovo modello riconosce l’esigenza delle aziende di usare più cotone Fairtrade nelle lavorazioni di abiti e tessili, al posto di creare una specifica filiera con il marchio Fairtrade. 

Incoraggia una produzione sostenibile ed è l’unico standard che prevede benefici economici, attraverso un Prezzo minimo garantito e un Premio Fairtrade in aggiunta per i coltivatori di cotone.

Fairtrade ora lavora con migliaia di coltivatori di cotone nelle regioni più povere del mondo ma a livello globale, 90 milioni di piccoli produttori hanno bisogno di un guadagno più equo per il loro cotone.
C’è ancora molto da fare per Fairtrade!

Quando su un capo di cotone trovi il Marchio FAIRTRADE, sai che chi ha prodotto la materia prima ha guadagnato un po’ di più e che per la coltivazione sono state usate tecniche più sostenibili per l’ambiente.

Ora puoi controllare l’etichetta della tua T-shirt: c’è il Marchio FAIRTRADE? Se sì, quel cotone non ha distrutto l’ambiente e ha sostenuto le comunità dei piccoli coltivatori in India: puoi indossarla con orgoglio!

 

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