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Moda circolare: trend topic o ancora di salvezza?

di rén collective

Di Rossella Ronca

Art. 41/2023 – Responsabile editoriale: Lorenza Vacchetto

 

Negli ultimi anni, complice la pandemia che ha messo in evidenza tutti i punti deboli del sistema moda, si è sentito parlare sempre di più di economia circolare e moda rigenerativa.

Ma sappiamo davvero di cosa si tratta? 

Nell’ultimo decennio, emergenza climatica e crisi sociale hanno messo in discussione i modelli di produzione e consumo attuali, caratterizzati da velocità, sovrapproduzione e trend a basso costo. 

L’industria della moda, tra fast e ultra-fast fashion, supply chain globali sempre più complesse e gravi mancanze in questione di diritti umani nella filiera, è stata, senza dubbio, parte attiva del problema. Lo sfruttamento incondizionato di risorse naturali ha causato, negli anni, danni ambientali irreversibili, a spese di ecosistemi naturali e di intere comunità.

Un cambio di rotta è urgente e, a dimostrarlo, c’è la crescente consapevolezza dei consumatori che chiedono pratiche produttive non impattanti, materiali sostenibili, rispetto dei diritti umani e maggiore trasparenza. 

Grazie alle nuove tecnologie e a campagne di comunicazione sempre più efficaci (attenzione, il rischio greenwashing è dietro l’angolo, ne abbiamo parlato qui  https://rencollective.org/greenwashing-e-tutto-verde-quel-che-luccica/ ), c’è sempre più consapevolezza rispetto alle questioni ambientali e sociali, istanze che la moda deve intercettare come opportunità di cambiamento reale del sistema, adottando pratiche responsabili, materiali eco-friendly, e modelli di business sostenibili. 

In questo senso, l’economia circolare, se implementata su larga scala e attuata a livello sistemico,  può rappresentare un cambiamento reale e possibile. 

 

Il modello economico attuale si basa sul cosiddetto sistema lineare “take-make-use-dispose” (risorse-produzione-consumo-scarto), un sistema insostenibile e unidirezionale che prevede lo sfruttamento di risorse naturali vergini – spesso non sostenibili – per produrre beni di consumo senza tener conto dell’impatto dei processi produttivi nonché della fase di consumo e di fine vita del prodotto. 

Nel sistema lineare, viene perso il 73% dei materiali, dopo che un capo viene buttato finendo incenerito o in discarica, pratiche di smaltimento sbagliate che escludono completamente la possibilità di riutilizzo o di riciclo dello stesso. 

Adottando un modello circolare, invece, è possibile separare la correlazione tra crescita economica e consumo di risorse naturali, mantenendo i prodotti e i materiali in uso il più a lungo possibile, attraverso un sistema a “closed-loop” (ciclo chiuso) e rigenerativo che imita i ritmi ciclici della natura, eliminando o riducendo al minimo gli scarti. 

In sintesi, la moda circolare è un sistema di rigenerazione a filiera corta che si basa sul riutilizzo delle materie prime. Gli indumenti circolano fino a quando il loro valore massimo è conservato, per poi ritornare, in sicurezza, nella biosfera quando non più utilizzati. 

https://www.youtube.com/watch?v=zCRKvDyyHmI

Video “Explaining the Circular Economy and How Society Can Re-think Progress | Ellen MacArthur Foundation 

 

 

Nei sistemi naturali, quando un materiale entra in un ciclo (input), subisce una trasformazione per poi uscirne (output) diventando risorsa nel ciclo successivo. L’analogia con i sistemi viventi presenti in natura deriva dal lavoro di Michael Braungart, co-fondatore del design cradle-to-cradle (dalla culla alla culla), approccio circolare che tiene conto di tutto il ciclo di vita di un prodotto, partendo proprio dalla fase del design. 

Un capo d’abbigliamento circolare, deve essere progettato tenendo conto di tutte le fasi di vita di un prodotto (pre-consumo, consumo e post-consumo), attraverso buone pratiche di design, di utilizzo (avendone cura, ad esempio, attraverso lavaggi appropriati come riportato nella nostra guida – https://rencollective.org/4-buone-pratiche-per-un-bucato-sostenibile/ ) e di riciclo, allungandone la vita e riducendo al minimo la produzione di scarti. 

La transizione da un modello lineare ad uno circolare è possibile solo se il cambiamento avviene in modo sistemico e integrato, attraverso il coinvolgimento di tutti gli stakeholder quali designer, brand, consumatori e policy makers. 

Inoltre, adottare un modello di produzione responsabile non risulta vantaggioso soltanto per l’ambiente, ma anche per i brand. Innovare il proprio modello di business in ottica circolare, infatti, rappresenta un’opportunità strategica capace di aumentare valore, resilienza e competitività di un marchio e dei capi che produce.

Cambiare rotta, si può.

Immagini: Pexels

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