Luglio 10th, 2023

Moda circolare e upcycling: verso una produzione sostenibile e responsabile

di rén collective

Art. 44/2023 – Responsabile editoriale: Lorenza Vacchetto

Di Nicoletta Stecca e Sara Cavagnero

 

Molti fashion designer stanno adottando strategie di creazione circolare – o  upcycling – che consistono nella realizzazione di abiti e accessori con scarti di tessuti e materiali pre-consumo e post-consumo, come rimanenze di magazzino e deadstock.

 

 

La moda circolare nell’industria della moda mira a creare una produzione più sostenibile e responsabile attraverso una migliore gestione delle risorse che include:

  • l’uso di materiali e tessuti riciclati o recuperati
  • una maggiore efficienza nella produzione e nella logistica
  • la promozione della riparabilità e della riutilizzabilità dei capi per esterne il ciclo di vita utile

Durante la tavola rotonda dedicata alla moda circolare e alla strategia europea per il tessile circolare e sostenibile tenutasi a zéeero 2023, i partecipanti al nostro summit annuale hanno discusso su elementi positivi che emergono dalla diffusione di queste pratiche nel settore, come la disponibilità di canali di vendita per il fine serie di tessuti, e piattaforme e-commerce che permettono la vendita al cliente finale anche a piccoli brand con quantità limitate, come Must Had, Alterist, Atotus, Appcycled.

Si evidenziano, però, anche alcune criticità emerse rispetto all’upcycling, tra cui la quantità limitata di capi realizzabili e, di conseguenza, la difficoltà di scalare un modello di business basato esclusivamente sull’upcycling

 

Per i designer impegnati nella circolarità, desta preoccupazione anche la mancanza di tracciabilità delle materie di recupero acquistate in fase di approvvigionamento (particolarmente nel caso di materiali post-consumo). Dal punto di vista normativo, il problema si ripercuote sugli obblighi di etichettatura sanciti dal Regolamento (UE) 1007/2011, che sancisce l’obbligo, per coloro che fabbricano o commerciano prodotti tessili, di contrassegnare il bene con un’etichetta recante informazioni sulla loro composizione fibrosa. Nella quasi totalità dei casi, i ritagli di tessuto sono privi dell’etichettatura originariamente presente sul rotolo iniziale in quanto, a seguito delle successive lavorazioni, l’etichetta viene separata dai ritagli acquistati dai commercianti. Tuttavia, il regolamento (UE) n. 1007/2011 riguarda i prodotti in tutte le fasi della catena di approvvigionamento e non contiene disposizioni speciali o esenzioni per gli scampoli

 

Un ulteriore tema emerso concerne la difficoltà di  evidenziare i benefici ambientali e l’impatto positivo dell’upcycling rispetto a pratiche di design e sviluppo prodotto tradizionali. Non vi sono, infatti, allo stato attuale, metodologie standard condivise e definite a livello normativo, ma solo discussioni molto accese rispetto al controverso utilizzo della Product Environmental Footprint (PEF), metodologia basata sulla valutazione del ciclo di vita (LCA).

 

 

Ad oggi i brand che operano con criteri di sostenibilità hanno potuto fare affidamento principalmente sulle certificazioni come strumento di validazione delle loro pratiche e di comunicazione trasparente al cliente. Varie limitazioni sono emerse rispetto alle certificazioni negli ultimi anni e, in primis, il costo. Dal momento che le microimprese e PMI raramente hanno mezzi finanziari per sostenere il processo di certificazione, queste vengono relegate all’utilizzo interamente volontario da parte dei maggiori attori del settore, escludendo realtà più piccole.
Inoltre, sono emerse significative criticità relative agli audit  condotti dagli enti certificatori, aumentando la diffidenza delle aziende rispetto all’accuratezza delle analisi e certificazioni sostenute da (quelli che dovrebbero essere) enti indipendenti.

Per aumentare la tracciabilità e la sostenibilità dell’industria della moda e permettere una maggiore coerenza nel settore, l’Unione Europea sta elaborando una serie di norme all’interno della sua strategia per il tessile sostenibile e circolare. 

In particolare, il Digital Product Passport (passaporto digitale di prodotto) e la revisioni della disciplina sull’etichettatura si stanno rivelando due strumenti prioritari all’interno degli interventi legati all’Eco-design, così da garantire la tracciabilità dei prodotti e l’informazione trasparente agli acquirenti finali.

Il Digital Product Passport può aumentare la tracciabilità anche grazie alla tecnologia blockchain e raggiungere un’armonizzazione nell’utilizzo e nelle modalità di tracciamento/comunicazione nei vari Stati membri. Tuttavia, si specifica che il principio di leale concorrenza non sarà intaccato: i brand non dovranno nominare le aziende coinvolte nella loro supply chain, salvo scelte diverse e di carattere puramente volontario.

A supporto della trasparenza al cliente finale, l’etichettatura dei prodotti moda europei dovrebbe includere informazioni sulla sostenibilità del prodotto in termini di emissioni di gas serra, danni alla biodiversità, all’acqua e ad altre risorse naturali, nonché sulla riparabilità, riciclabilità, sostenibilità, possibilità di riutilizzo, contenuto di materiale riciclato, uso di risorse rinnovabili, tracciabilità e presenza di microfibre di plastica.

 

 

Emergono da parte degli operatori del settore alcune preoccupazioni riguardo alla capacità delle maggiori aziende di aggirare queste norme, come è successo in passato con l’etichettatura “Made in Italy”, e alla reticenza delle aziende a condividere le informazioni sulla loro supply chain per paura di perdere i contatti guadagnati faticosamente.

Un altro aspetto critico concerne l’onerosità delle operazioni previste per legge, che risultano particolarmente gravose per le imprese, soprattutto di minori dimensioni.

E tu, quale di questi punti di criticità senti essere più vicino al tuo business? Faccelo sapere nei commenti.

 

Unisciti a noi nel movimento della moda circolare. Scegli consapevolmente e supporta brand e designer impegnati nella produzione sostenibile di capi realizzati con materiali riciclati o upcycled. Scopri di più sulle pratiche circolari e prendi parte al cambiamento oggi stesso!

Immagini: Pexels, Unsplash

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