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Cosa fare quando il minimalismo non ti viene naturale?

di rén collective

Di Nicoletta Stecca

Art. 12/2019 – Responsabile editoriale: Lorenza Vacchetto

Ti sei mai chiesto se sei un minimalista di natura?

A partire dalla pubblicazione del noto libro di Marie Kondo “Il magico potere del riordino” nel 2014, assieme ad una crescente consapevolezza dell’impatto negativo legato al consumismo eccessivo ed alla fast fashion, non c’è dubbio che il trend minimalista sia diventato mainstream.
Più recentemente, d’altro canto, avrete notato un trend massimalistico opposto fare la sua apparizione nel design d’interni ed in fashion blog d’ogni tipo.

Ho come il sospetto che la maggior parte di noi si sia trovata intrappolata tra questi due estremi, da una parte desiderosi di più spazio libero e serenità nelle nostre vite, ma al contempo attratti anche da splendidi, intricati motivi che ci spingono a circondarci di oggetti come gazze ladre.

Ho combattuto con il minimalismo da che ho memoria. Crescendo negli anni ’90, molto prima di sapere cosa fosse il metodo KonMari, ho passato fasi drammatiche in cui collezionavo letteralmente qualsiasi cosa (francobolli, conchiglie, fiori selvatici, bottoni — di tutto) seguite da massicce epurazioni. Per una ragione o per un’altra, dopo circa un mese mi pentivo inevitabilmente dell’ultima pulizia fatta, ma non riuscivo ad interrompere quel ciclo vizioso.

C’è così tanto da ammirare nella filosofia minimalista: l’idea che non dovremmo essere troppo attaccati ai beni materiali, che dovremmo cercare di vivere vite equilibrate anziché devote all’eccesso. Ma nella nostra ossessione culturale per il minimalismo, abbiamo iniziato a vedere l’estetica del minimalismo come moralmente superiore rispetto alle altre. Erin Loechner, campionessa di minimalismo dei nostri giorni, ha detto nel suo libro Chasing Slow: “rallentare e sottrarre – sono entrambe cose buone e giuste da fare. Ma quando sono diventate il fine e non il mezzo?

Da persona che fatica a conciliare due desideri in competizione come collezionare e far pulizia, entrare nella casa dell’artista e studiosa di arte Barbara Crawford nella Shenandoah Valley è un grande sollievo. Ricca di luce naturale e bellissimi, interessantissimi oggetti provenienti dal suo lavoro o da viaggi con suo marito, lei è la prova che non serve essere un minimalista per creare una casa dallo stile curato ed organizzato.

Ecco sei regole che ho imparato in casa di Barbara e che tutti possiamo applicare al nostro spazio abitativo, soprattutto se il minimalismo non ci viene naturale.

1. Sfrutta al massimo la luce naturale.

Pensa a quando il sole illuminerà la tua casa durante il giorno ed organizza i tuoi mobili di conseguenza; per esempio, potresti mettere la tua scrivania in un posto dove la luce arriva a mezzogiorno e il tavolo dove ceni nella posizione in cui il sole arriva la sera. Posiziona specchi di fronte alle finestre e di fronte ad altri specchi per amplificare il senso di luce e spazio.

2. Lavora da una base bianca.

Che siano muri bianchi (o molto chiari), un bancone con un pianale in marmo bianco o un set di piatti a tavola, la presenza di bianco in casa ti fornisce una base a cui aggiungere colore. Questo ti aiuterà a creare un’atmosfera rilassante e ordinata.

3. Trattieni il caos in spazi delimitati.

Qualunque cosa sia che collezioni o ami, se si trova ovunque in casa tua inizierai a sentire lo spazio affollato e caotico. Raggruppa gli oggetti disponendoli a muro, su uno scrittoio o un espositore con ante in vetro, circondati da bianco in abbondanza per dare respiro all’ambiente. Potete creare splendide, eclettiche esposizioni di oggetti interessanti e finché saranno creati in maniera premeditata, i tuoi tesori saranno in esposizione senza che la stanza sembri sovraccaricata di cose.

4. Domandati perché.

Non devi essere minimalista per seguire William Morris e il suo consiglio di “Non avere niente in casa tua che non credi sia utile o bellissimo”. Non conservare un oggetto solo per il gusto di farlo; se lo ami o ti è utile ora (o in un futuro certo), allora tienilo. Tutto il resto può andare.

5. Dona tanto quanto conservi.

È vero, essere troppo attaccati ai nostri averi non ci fa bene. Dopotutto, gli oggetti si rompono, gli incidenti capitano e tutte le tue cose potrebbero sparire in un incendio o una calamità naturale. Usa il prezioso servizio di porcellana per una cena coi tuoi amici ogni tanto, presta libri e regala regolarmente degli oggetti che possiedi quando senti che è il momento giusto. Adottare un approccio generoso farà sì che non siano mai gli oggetti a possedere te.

6. Racconta le storie.

La vera gioia di un collezionista è nelle storie che stanno dietro agli oggetti: il mercatino dell’antiquariato a Parigi dove ti sei imbattuto in una bellissima statua, il set di ciotole in vetro colorato che hai trovato al mercato delle pulci e ti ha ricordato il blu brillante del mare californiano durante le vacanze in famiglia. Assicurati di continuare a raccontarti e raccontare le storie di quei tesori per mantenere i ricordi vivi, creando una casa davvero amata e vissuta.

Per chi tra noi è un collezionista (e forse persino massimalista) di natura, non dobbiamo cercare di forzarci al minimalismo. Se trovate gioia nella bellezza dei dettagli e degli oggetti, allora lasciate che la vostra casa rifletta esattamente questo. A voi auguro una vita vissuta al massimo, ricca di felicità, circondati da scaffali straripanti di libri e souvenirs da mostrare a tutti e con cui raccontare avventure in terre lontane.

Sei un minimalista, un massimalista o da qualche parte nel mezzo?

 

L’articolo originale è stato pubblicato il 15 giugno 2018 su Darlingmagazine.org da Sophie Caldecott

Traduzione di Nicoletta Stecca

 

Immagini: Sophie Caldecott, ines.almeida 

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