5 documentari da non perdere per capire la sostenibilità
di rén collective
Di Anna Iallorenzi
Art. 3/2018 – Responsabile editoriale: Lorenza Vacchetto
Dagli effetti globali dell’inquinamento alle dinamiche malate dell’industria della moda, alle problematiche ambientali. Ecco come il cinema, racconta la sostenibilità.
Il cinema, in virtù della sua popolarità, diffusione e immediatezza è stato da sempre, uno degli strumenti prediletti dagli artisti impegnati per istruire e intrattenere il pubblico, utilizzando prevalentemente il contenitore narrativo del documentario, sia esso sotto forma di corto o lungometraggio.
Un buon documentario parte certamente da un ottimo soggetto ma deve avere prima di tutto il potere di arrivare dritto al cuore del problema, fornendo allo spettatore informazioni e punti di vista differenti sulle cose che sta guardando.
È così che, nella maggior parte dei casi, in cui vengono raccontati contenuti spiacevoli o storie emotivamente coinvolgenti, l’impatto che questa visione comporta risulta talmente forte da determinare cambiamenti reali nel modo di agire e vivere la propria vita.
Guardare un documentario sull’importanza della sostenibilità, fatto di immagini asciutte, con il suo linguaggio duro ma altrettanto autentico, può essere una delle modalità più efficaci per riflettere sullo stato effettivo delle cose, sulla direzione verso la quale stiamo andando e infine stimolare la ricerca di comportamenti da modificare, a partire dal nostro quotidiano, per contribuire al cambiamento che vogliamo.
Proprio per questo vi segnaliamo di seguito, 5 documentari imperdibili che siamo certe non vi lasceranno indifferenti.
Plastic Planet
Plastic Planet è un film del 2009 incentrato sulla storia del materiale che nell’ultimo secolo è diventato indispensabile per la vita moderna e sulle conseguenze della sua produzione e consumo di massa. Diretto da Werner Boote, questo documentario cerca di mostrare la minaccia globale che la plastica, i suoi additivi e il suo lungo ciclo di vita rappresentano per l’ambiente mettendo al tempo stesso in discussione questioni radicali come le abitudini di consumo di ciascuno di noi e l’inquinamento causato da esse.
Waste Land
Waste Land è il racconto della più grande discarica di rifiuti in America Latina, situata a Rio de Janeiro. Il suo regista, Lucy Walker, e i due registi brasiliani João Jardim e Karen Harley che l’hanno anche prodotto, avevano come obiettivo primario quello di mostrare al pubblico la cruda realtà della vita quotidiana di tutte le persone che vi vivono: commovente il caso dei miserabili raccoglitori di rifiuti ritratti come opere d’arte dall’artista brasiliano Vik Muniz nella discarica di Jardim Gramacho.
The True Cost
The True Cost si propone di rispondere ad un quesito tanto semplice quanto rivelatorio : chi paga davvero il prezzo dei nostri vestiti?
La storia degli abiti che indossiamo, delle persone che li confezionano e dell’impatto che l’industria della moda sta avendo sul nostro mondo si nutre della drammatica e inversa proporzione tra la diminuzione del prezzo dell’abbigliamento e l’aumento dei suoi costi umani e ambientali.
Girato in paesi di tutto il mondo, a partire dalle passerelle più glamour fino ai bassifondi più oscuri, con interviste ai principali influencers del mondo della moda sostenibile, tra cui Stella McCartney, Livia Firth e Vandana Shiva, The True Cost è un progetto senza precedenti che ci fornisce informazioni concrete e altrettanto scioccanti sull’industria della moda: dall’impatto ambientale, alle violazioni dei diritti dei lavoratori nei paesi in via di sviluppo, al modo in cui la coltivazione del cotone geneticamente modificato è correlata all’incidenza del cancro e persino dei casi di suicidio.
Guardatelo su Netflix, iTunes e Amazon Prime.
The Machinists
Il soggetto di The Machinist costituisce la grande forza del documentario: le sue commoventi storie umane, le feroci vicende personali di tre donne operaie in Bangladesh e quella di un giovane sindacalista a Dhaka si intersecano per ritrarre il costo vero umano della moda occidentale dei grandi marchi dell’high fashion.
E infine un film italiano:
Terra Madre
Terra Madre è un documentario del 2009 di Ermanno Olmi nato in seno all’organizzazione del Forum Mondiale Terra Madre, organizzato con il supporto di Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali, e che ha coinvolto personalità da tutto il mondo impegnate nella sostenibilità ambientale. Le riprese effettuate nell’arco di due anni, si sono spinte dalle isole Svalbard per filmare l’inaugurazione della Banca Mondiale dei Semi, a Dehradun nel Nord dell’India per riprendere la raccolta del riso, fino al minuscolo centro di Quarto d’Altino in Veneto. E’ così che dallo sguardo globale ai distruttivi modelli economici mondiali, l’epilogo del film si tiene nel modesto scenario del piccolo borgo della Valle dell’Adige, portandoci il messaggio esemplare dell’ uomo che ha vissuto per più di quarant’anni in quello stesso luogo, quale vero modello di comportamento e motivo ispirante.
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