Ottobre 18th, 2018

Conversazioni con Mauro Rossetti: fibre naturali e sintetiche

di rén collective

Di Francesca Mitolo

Art. 6/2018 – Responsabile editoriale: Lorenza Vacchetto


Spesso le fibre naturali vengono associate a scelte più rispettose dell’ambiente a discapito di quelle sintetiche per cui c’è un’antipatia diffusa. Oggi conversiamo con Mauro Rossetti, presidente dell’associazione Tessile e Salute. Vorrei iniziare proprio con il porti questa semplice ma non banalissima domanda. Le fibre naturali sono più ecologiche di quelle sintetiche?

Magari fosse così semplice! Per coltivare il cotone si utilizzano estese aree sottratte così ad altre coltivazioni, si usa moltissima acqua e moltissimi pesticidi.

Le fibre chimiche utilizzano solo una minima parte di petrolio e la loro produzione è a basso consumo di acqua. Hanno però un grosso limite ecologico: essendo in pratica plastica non sono biodegradabili.

Non esistono quindi fibre migliori di altre, oltretutto tutte servono per vestire 7 miliardi di individui (9 domani …), tutto sta nel modo con cui vengono prodotte.

Certamente occorrerà organizzare il riciclo delle fibre sintetiche e le aziende stanno incentivando la ricerca in quest’ambito.

 

Si parla molto di cotone bio, ci spieghi bene di cosa si tratta e se è realmente bio?

Un capo “bio” è realizzato con fibre naturali ottenute senza sostanze di sintesi come insetticidi, diserbanti e concimi. Coltivare ad esempio cotone senza sostanze chimiche è molto difficile, riduce la resa dei campi e quindi anche la redditività dei contadini. Le percentuali di fibre bio nel mercato sono solo l’1% e difficilmente potranno crescere molto. Può succedere che la dicitura “bio” o “organico” sull’etichetta non corrisponde a verità o sia riferita a una percentuale di fibre. Può succedere anche che sia “bio” il cotone ma non la lavorazione effettuata non essendo ancora state definite chiare procedure di controllo come nel settore alimentare. In altre parole si tratta spesso solo di un’azione pubblicitaria.

 

 

Il cotone OGM fa male alla pelle?

Il cotone OGM (cioè manipolato geneticamente) a contatto con la pelle è, allo stato attuale delle conoscenze, del tutto identico ad un cotone tradizionale. Oggi il 50% del cotone con cui sono fabbricati i nostri indumenti è OGM.

 

Quindi qual è la strada corretta verso la sostenibilità?

Dobbiamo chiedere all’industria di scegliere i materiali che usa, i processi a cui li sottopone con sempre maggior attenzione all’impatto ambientale e modalità produttive a basso consumo di energia, acqua, carburante.

L’Europa ed in Italia, da questo punto di vista sono molto più avanti delle altre aree tessili mondiali, esistono infatti normative e leggi che regolano l’impatto delle produzioni sull’ambiente e chi non le rispetta va incontro a sanzioni. Inoltre le aziende che riducono il loro impatto ambientale possono sottoporsi a verifiche da parte di esperti e ottenere certificazioni che garantiscono il loro impegno:

  • L’EMAS (Eco-Management and Audit Scheme) è il sistema comunitario di ecogestione a cui possono aderire volontariamente le imprese europee che desiderano impegnarsi nel valutare e migliorare la propria efficienza ambientale.
  • Ecolabel è il marchio europeo di qualità ecologica che premia i prodotti e i servizi migliori dal punto di vista ambientale.

 

Occorrerebbe quindi riuscire a scegliere prodotti realizzati in Italia e in Europa perchè il loro impatto ambientale è controllato e regolato.

 

La certificazione Tessile e Salute in cosa consiste?

In un mercato in cui tutti parlano di sostenibilità la certificazione dà concretezza alle seguenti 3 parole:

  • sostenibilità: non è solo un’affermazione teorica ma ha aspetti concreti perfettamente misurabili come ad esempio l’impatto sulla salute dei consumatori;
  • tracciabilità: solo la conoscenza di tutta la filiera permette di tutelare l’ambiente e la salute del consumatore dandogli nel contempo la possibilità di un consumo informato;
  • trasparenza: solo la completa trasparenza di tutte le aziende che compongono una filiera permette la gestione delle complesse problematiche inerenti la tutela della salute e dell’ambiente.

 

Chi si può associare?

Tutti i Soggetti interessati alla tutela e promozione della salute, dell’ambiente e del Made in Italy: Imprese, Enti, Pubblica Amministrazione ma anche fashion designer emergenti e piccole realtà, tessile e salute è per tutti.

 

L’Associazione Tessile e Salute è referente tecnica per la sostenibilità chimica di

  • Ministero della Salute, N.A.S. e Procure della Repubblica per il controllo degli articoli in circolazione in Italia e l’applicazione del regolamento europeo REACH;
  • Ministero dello Sviluppo economico e l’ICE Istituto Commercio Estero per la tutela e promozione delle filiere del Made in Italy;
  • Camera Nazionale della Moda Italiana, SMI Sistema Moda Italia, Federchimica, UNIC Unione Nazionale Industria Conciaria per la realizzazione delle Linee Guida nazionali.
Immagini: Trisha Downing, Daria Depriakhina

Mauro Rossetti, 29 anni come responsabile di produzione in importanti aziende tessili, risponde alle nostre domande in qualità di Direttore dell’Associazione Tessile e Salute, no-profit che opera dal 2001 a livello nazionale in materia di eco tossicologia a tutela del Made in Italy e, ancor più, dei consumatori da prodotti tessili, di pelletteria e calzaturieri dannosi per la salute.

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